NEANCHE A UN’ ORA DA MILANO

Antico feudo dei Visconti e degli Sforza, luogo simbolo dell'economia vallassinese grazie alle sue tipiche attività agricole e pastorali, Barni è un borgo tranquillo immerso nel verde del Triangolo Lariano in provincia di Como. Situato a 635 mt di altitudine, rivive in ogni suo scorcio le radici di una storia secolare ricca di gusto e tradizioni. Residenti, amici e villeggianti sono molto legati al paese e sono impegnati per tenerlo vivo e attivo anche attraverso diverse Associazioni: la Pro Loco, il Gruppo Alpini e l’Associazione CulturaBarni. Durante tutto l’anno il calendario di eventi culturali, sportivi e di intrattenimento è molto fitto e il paese è davvero un esempio virtuoso di accoglienza sia per chi ci vive, sia per chi trascorre le vacanze. Ecco le principali e più particolari:

 

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Vendita all'incanto per la ricorrenza di S. Antonio in Gennaio

Festa Patronale Santi Pietro e Paolo in Giugno

El paes de scuprì - Giornata pedonale. Dal 1992, visita ai cortili e agli allestimenti nel centro storico in Agosto

El gir di cent fo - Dal 1972. Una delle più antiche marce non competitive nel mese di Agosto.

Caccia al tesoro sulla base di testi dialettali nel mese di Agosto.

“Allegra…mente”, attività per bambini tra cui il torneo di bocce “El vecc e’l bagai” in Agosto.

Festa della montagna - grigliata e divertimento a Crezzo nel mese di Agosto.

Intrattenimenti danzanti di vario genere con degustazione di specialità locali nei mesi estivi.

Palio dei quatru cantun in Luglio e Agosto.

Tornei sportivi (Calcio, pallavolo, bocce, giochi della tradizione).

Castagnata a Ottobre.

Tradizionale fiera di merci e bestiame all'ultimo lunedì di Ottobre.

Ricorrenza del servo di Dio, Don Biagio Verri in Ottobre.

Mercatino di Natale e lancio dei palloncini per i doni dei bambini l’8 Dicembre.

Arrivo di Babbo Natale il 24 Dicembre.

Biblioteca Annamaria e Nino Maestroni presso il Municipio secondo piano aperto il martedì dalle 20,30 alle 21,30

e sabato dalle 9,30 alle 10,30.

Ampio parco giochi aperto tutto l'anno.

 

Oltre ai numerosi momenti di intrattenimento, tutta Barni si impegna nel mantenimento e la riscoperta delle tradizioni locali, dello sviluppo culturale, dell’inclusione di grandi e piccini nella comunità e della salvaguardia lingua locale. Barni e i Barnesi amano un turismo consapevole che dà valore alle piccole cose e che apprezza la genuinità e la spontaneità, la bellezza della natura e la vita tranquilla di un borgo di montagna che mantiene intatte le sue caratteristiche e si presta come meta per rilassarsi a pochi passi dai grandi centri urbani limitrofi (Como, Lecco, Milano, Monza e Brianza, Bergamo, Varese).  Barni riesce sempre di più ad offrire ai suoi ospiti un soggiorno di divertimento e di quiete, le Foto 21-08-17, 23 22 10sorgenti di S. Carlo e S. Luigi di acqua purissima, selve di castagni e tante passeggiate nel verde verso le alture circostanti che dominano il paese affacciandosi sul Lago di Como con scorci mozzafiato, il tutto a meno di un’ora da Milano. Due testimonianze del passato sono certamente degne di menzione. Barni conserva, ancora pressoché intatto nella sua fisionomia, l’unico castello della Vallassina sopravvissuto alle vicissitudini della storia. Oggi dimora privata, appartenne fra gli altri agli Sfondrati, ultimi Baroni della Vallassina ed è collocato su un’altura a dirupo sul Lambro a nord dell’abitato. Si possono ancora ammirare dall’esterno le mura che conservano le feritoie degli spalti dalle quali operavano i difensori. Il Castello era del tipo “a ricetto” cioè destinato a ospitare la popolazione e il bestiame in caso d’invasione e ai quali era riservata la cinta muraria inferiore, mentre, in quella superiore si trovavano il castellano e la guarnigione. Ben conservato il mastio e i resti di un’altra torre sul lato ovest della cinta muraria attraverso le cui tre porte passava l’unica strada che metteva in Vallassina e qui concepito come fortificazione di sbarramento in seguito ampliata con palazzo baronale nel XIV secolo. Il cuore dei barnesi batte forte per la Chiesa Romanica dei SS Pietro e Paolo, che ha ottenuto 2.122 voti nel corso dell’ottava edizione de “I Luoghi del Cuore” il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare promosso dal FAI - Fondo Ambiente Italiano e Intesa Sanpaolo. La data del XII secolo è quella riferita agli elementi certi, ma il nucleo originario medioevale, il più antico, costituito dal campanile e dalla porzione più orientale comprendente l’abside, quasi con altrettanta certezza, risale al X secolo, così come emerge dagli studi di Edoardo Arslan nella sua “Storia di Milano” edita nel 1954 da G. Treccani. A testimoniarlo l’abside ancora a forma semicircolare (nelle chiese bisogna aspettare la fine del XII secolo per vedere affermarsi l’abside a forma quadrata) e il fatto che il campanile sorge in posizione staccata di ben nove metri, ruotata con un’angolazione autonoma rispetto al corpo più antico della Chiesa, nella quale fu inglobato dai successivi ampliamenti. Gli affreschi che decorano le pareti appartengono a vari periodi e si trovano sovrapposti a quelli originari molto deteriorati, fra i quali spicca una rarissima rappresentazione di S. Lucio. Nella sua visita pastorale del 20 ottobre 1570 San Carlo Borromeo parlò delle pareti della Chiesa interamente coperte di pitture, oggi purtroppo rovinate a causa della loro antichità. Sembra giusto pensare che tali dipinti siano quindi molto anteriori ai tempi di San Carlo e risalgano, quantomeno, al XIV-XV secolo. Pregevole, anche se ormai depauperato dai furti nelle sue componenti migliori, un altare ligneo dorato risalente al ‘700. Degne di nota inoltre le due campane che, secondo le iscrizioni vennero fuse nel 1420 la minore e nel 1454 la maggiore, due date che ne fanno le più antiche giunte sino a noi fra quante sono note nell’intera provincia di Como. L’insieme di questo patrimonio artistico richiede allora un radicale intervento di rifacimento.

 

 

 

 

 

PASSEGGIATE ED ESCURSIONI NEI DINTORNI DI BARNI PER TUTTE LE STAGIONI

Per chi ama passeggiare e scoprire angoli suggestivi Crezzo è sicuramente una tappa piacevole, anche per lo stupendo panorama sul Lago di Como, ramo di Lecco. La frazione di Barni è un minuscolo nucleo abitato circondato da ricchi pascoli e rigogliosi boschi di castagno ed è resa ancora più affascinante da un incantevole laghetto circondato da mucche che pascolano placidamente. Da Crezzo è possibile raggiungere il Crott del Castel de Leves, altura a precipizio sopra Onno che domina il ramo lecchese del Lago di Como e che conserva alcuni resti dell'omonima fortezza. Il Castel di Leves, storicamente il quarto castello dell'abitato di Barni, serviva come punto di avvistamento e segnalazione tra l'alto lago, Lecco e la Vallassina nonché con tutte le altre torri e fortificazioni sul lagoFoto 13-08-17, 09 49 28(Gravedona, Musso, Rezzonico, Bellagio, Dervio, Vezio di Varenna, Esino, Mandello, Abbadia).

Il punto, fra i più panoramici e poco conosciuti del Triangolo Lariano, si raggiunge abbastanza comodamente dal sentiero che sale da Barni a Crezzo, svoltando a sinistra poco prima della Madonnina. La bellezza del luogo e la suggestiva panoramicità fanno sì che molto chiamino questo punto panoramico “il Paradiso”. 

In prossimità del sentiero che si snoda sulle pendici del Crott del Castel de Leves sorge il memoriale per ricordare le vittime del volo Milano – Colonia precipitato nel 1987 quasi sulla verticale dell’abitato di Onno.

Sempre da Crezzo sono facilmente raggiungibili le cime del Monte Colla e dell’Oriolo da dove si può godere una splendida vista su di un ampio scorcio dei colli brianzoli. Per raggiungere queste località ci si imbatte in due alberi monumentali:

- El Castanun de Buncava, un castagno secolare di enormi dimensioni situato nella zona di Buncava sulla strada per la Madonnina;

- El Fóó di Drizz, un enorme faggio, legittimo erede del secolare “Foo de Barni” che fa parte dello stemma di Barni, quest’ultimo abbattuto nel 1926 a causa di una tromba d’aria. Oltre agli alberi monumentali a Barni sono presenti massi erratici di notevole rilievo:

- La Cadrega del Diaul, comodamente raggiungibile in quanto situata sulla strada che dall’abitato porta a Crezzo, molto affascinante per via della sua particolare forma e per la suggestione data dalla leggenda e agli eventi veri o verosimili dei quali è stata al centro nei secoli passati.

- El sass de Prea Nuelera, un masso enorme situato sul sentiero che porta a Spessola dalla Valle del Tarbiga, raggiungibile con più difficoltà rispetto ai più famosi Sasso Lentina e Pietra Luna.

Risalendo dalla parte ovest dell’abitato si raggiunge l’Alpe Spessola, un valico collocato sul Sentiero n.1, la dorsale del Triangolo Lariano che collega Bellagio con Brunate. Si raggiunge dall’abitato di Barni in un’ora circa, tramite un sentiero, dal quale è possibile con piccole deviazioni, raggiungere la valle del Tarbiga dove si possono ammirare alcuni affioramenti fossili di conchiglie bivalvi e conglobazioni di madrepore. Percorrendo il Sentee de Munt per l’Alpe Spessola, si raggiunge il dosso, dove, fino al 1926, troneggiava il gigantesco faggio secolare “Foo de Barni” la cui sagoma si dice fosse visibile a occhio nudo sin dagli ex bastioni di Porta Venezia in Milano.

Giunti all’Alpe Spessola, punto di notevole panoramicità, si può scendere al Piano del Tivano oppure salire sino a raggiungere la vetta del S. Primo, il maggior rilievo montuoso del Triangolo Lariano. Dall’Alpe Spessola si può tornare in paese passando dal bivacco di Scengher con l’omonima cappellina votiva tanto cara ai barnesi e godersi un bel panorama su tutto l’abitato.

 

LETTERATURA LOCALE

 → Vocabolario del dialetto di Barni.Nell’ambito di una ricerca in collaborazione con la cattedra di Sociolinguistica dell’Università Statale di Milano - Bicocca, il paese ha saputo salvaguardare la propria lingua locale raccogliendola in un Vocabolario corredato dalla dizione fonetica internazionale secondo le metodologie della dialettologia della percezione.

→ Toponimi di Barni. Un’opera, completa di cartografia, che raccoglie i Toponimi storici identificativi anche della più piccola porzione del territorio.

→ Un paese in posa. Ritratto fotografico di una comunità. Un libro fotografico che raccoglie seicento ritratti in bianco e nero di abitanti di Barni che, con la loro posa, hanno voluto dar forma al sentimento di identità e di appartenenza. 

Collocata al centro del Triangolo Lariano, la Valassina, appena sopra l'abitato di Asso che gli ha dato il nome, si espande verso ovest nel Monte Sera ma prosegue ancora verso nord, in direzione di Bellagio, con la val Barneggia che partendo da Lasnigo ha al centro Barni e si conclude con Magreglio, anticamente alpe di Barni con il quale costituiva un tutt'uno sino al XV secolo.

 

Le coordinate geografiche Gauss-Boaga del campanile della Chiesa Parrocchiale sono le seguenti: Nord 5.084.275 Est 1.520.611, il che significa che ci troviamo a 5.084 chilometri più a nord dell'Equatore.

 

Barni è un piccolo paese di circa 600 abitanti situato nella parte nord della Vallassina.  Il suo nome deriva da "bar", voce di origine celtica che significa pascolo.

 Il ritrovamento di frecce di selce nei pressi della Chiesa di San Pietro e Paolo testimonia che la zona era già abitata in epoca preistorica. Inoltre un antico sepolcro venne scoperto vicino all'abitato verso il 1900. Non si sa con certezza se l'abitato originario sergesse nella posizione attuale o nei pressi dell'antica chiesa.   Con un diploma di Ottone III viene donato al monastero benedettino di Sant'Ambrogio di Milano con tutto il distretto di Bellagio. 

Il paese, citato dopo il 1162 come Barnarum, passò poi in feudo, per diploma del Barbarossa, al suo fedele sostenitore Algiso, abate del Monastero di Civate.  All'epoca mediovale risale il castello che sorge verso il confine magregliese, del quale rimangono alcune testimonianze visibili. Altri toponimi indicano come nel territorio vi furono presenze di torri e castelli, come ad esempio il sasso della guardia e le località di Castel Farieu, Castel Rott e Castel di Leves.Le testimonianze storiche ci parlano dei medici Ravizza da Barni, che nel Seicento erano considerati dei veri esperti nell'utilizzo di rimedi e nella guarigione di malattie con l'utilizzo di erbe e piante. La stessa attività venne ripresa negli anni quaranta e cinquanta del Novecento da Don Luigi Bricchi.Nel passato i Barnesi emigravano in Valchiavenna ed in Svizzera allevando ed esportando le pregiate lumache, i formaggini e le castagne del luogo.

La chiesa parrocchiale è dedicata all'Annunziata e la sua costruzione risale all'anno 1621.  La vicina chiesa di San Pietro e Paolo è di stile romanico ed è considerata una delle più antiche chiese della Valassina.  Nell'agosto dell'anno 1882 venne come sostituto parroco il sacerdote Achille Ratti, diventato poi papa col nome di Pio XI.  Il paese ha dato anche i natali al Servo di Dio Don Biagio Verri, apostolo delle morette, che si è adoperato per la libertà dalla schiavitù le giovani africane.Oggi le attività agricole, pastorali, l'apicoltura e la lavorazione del ferro sono state quasi completamente sostituite dall'edilizia e dalle attività turistico-commerciali. Ma Barni non ha perso il suo fascino di borgo tranquillo, immerso nel verde e legato alle tradizioni.

 


Curiosità

Dal 2004 Barni è stato al centro di una ricerca finanziata dalla provincia di Como dal titolo "Autoritratto Linguistico di un paese" e che aveva come scopo quello di far pubblicare il dizionario del dialetto di Barni. Questa ricerca si è conclusa nel 2007 con la pubblicazione del vocabolario.  Alla ricerca ha collaborato tutto il paese seguito dai professori Gabriele Iannaccaro dell'Università degli Studi di Milano Bicocca e Vittorio Dell'Aquila del Centre d'Etudes Linguistiques pour l'Europe, e Giulia Caminada, Marco Fioroni, Francesca Gilardoni e numerose altre persone.  La pubblicazione è stata presentata il 2 maggio 2007 in Provincia e l'11 maggio 2007 nella sala consigliare del Comune.  Il "Vocabolario del dialetto di Barni" è disponibile presso la provincia di Como e in tutte le biblioteche della zona.

Dopo mesi di lavori e di chiusura del centro storico, sono state inaugurate il giorno 8 luglio 2007 le vie del centro, nel corso di una cerimonia in presenza del sindaco, il presidente dall'ora del consiglio regionale della Lombardia Ettore Albertoni, esponente della Provincia, della Comunità Montana e le autorità dei paesi limitrofi.

Il 20 marzo 2009, alla presenza di autorità e cittadini, vengono consegnate le chiavi del paese allìex presidente della Regione Lombardia Ettore Albertoni, emerito cittadino del paese.


Cosa c'è da vedere a Barni

Questo piccolo paese riesce tuttora ad offrire ai suoi ospiti un soggiorno di quiete, una sorgente di acqua purissima, originariamente detta di S. Carlo, oggi di S. Luigi, selve di castagni e tante passeggiate nel verde verso le alture circostanti che dominano il paese affacciandosi sul lago di Como, il tutto a meno di un'ora da Milano.   Rispetto a molti dei paesi vicini ha conservato ancora qualche attività contadina legata più che altro all'allevamento del bestiame. Qui il soggiorno è reso gradevole da una comunicabilità che in molti altri piccoli centri turistici è venuta meno per la presenza di un turismo di rango che vive arroccato nelle proprie ville.

Due testimonianze del passato sono certamente degne di menzione, infatti Barni conserva, ancora pressochè intatto nella sua fisionomia, l'unico castello della Valassina sopravissuto alle vicissitudini della storia che risale approssimativamente al 900 d.c. e la Chiesa Romanica dei SS Pietro e Paolo, risalente al XII secolo.

  • Il Castello, oggi dimora privata, appartenne fra gli altri agli Sfondrati, ultimi Baroni della Valassina ed è collocato su un'altura a dirupo sul Lambro a nord dell'abitato.     Si possono ancora ammirare dall'esterno le mura che conservano le feritoie degli spalti dalle quali operavano i difensori.  Il Castello era del tipo "a ricetto" cioè destinato ad ospitare la popolazione ed il bestiame in caso di invasione ed ai quali era riservata la cinta muraria inferiore, mentre, in quella superiore si trovava il castellano e la guarnigione.  Ben conservato il mastio ed i resti di un'altra torre sul lato ovest della cinta muraria attraverso le cui tre porte passava l'unica strada che metteva in Valassina e quì concepito come fortificazione di sbarramento in seguito ampliata con palazzo baronale nel XIV secolo.
  • La Chiesa Romanica dei SS Pietro e Paolo, era la Chiesa Parrocchiale matrice della Comunità di Barni che in origine comprendeva anche Magreglio.  La datazione al XII secolo è quella riferita agli elementi certi, ma il nucleo originale medioevale, il più antico, costituito dal campanile e dalla porzione più orientale comprendente l'abside quasi con certezza risale al X secolo, così come emerge dagli studi di Edoardo Arslan nella sua "Storia di Milano" edita nel 1954 da G. Treccani.   A testimonianza stà l'abside ancora aforma semicircolare (nelle chiese bisogna aspettare la fine del XII secolo per vedere affermarsi l'abside a forma quadra), nonchè il fatto che il campanile sorge in posizione staccata di ben 9 metri, e ruota con una angolazione autonoma rispetto al corpo più antico della Chiesa, nel quale venne ingloblato dei successivi ampliamenti.  Gli affreschi che decorano le pareti appartengono a vari periodi e si trovano sovrapposti a quelli originali molto deteriorati fra i quali una rarissima rappresentazione di S. Lucio.    Nella sua visita pastorale del 20 ottobre 1570 S. Carlo dice che le pareti della Chiesa sono interamente coperte di pitture che tuttavia sono molto rovinate e guaste a causa della loro antichità.  Sembra quindi giusto pensare che detti dipinti siano di molto anteriori ai tempi di S. Carlo e risalgano quantomeno al XIV-XV secolo.     Pregevole anche se ormai depauperato dai furti nelle sue componenti migliori, un altare ligneo dorato risalente al '700.  Degne di nota le due campane che, secondo le iscrizioni sono state fuse nel 1420 la minore e nel 1454 la maggiore.    Chi volesse visitarne l'interno deve contattare il parroco.
  • Il vecchio nucleo, il centro storico riserva, ai visitatori attenti alle vestigia del passato, molti scorci discretamente conservati, tipici dell'architettura spontanea contadina quali: lobbie, portali con pregevoli contorni in pietra, cortili, edicole sacre, vicoli con sottopassi a volta e che hanno conservato il loro aspetto tortuoso originario.
  • Passeggiate ed escursioni:
    • Crezzo: assai piacevole un'escursione, a piedi o in macchina, al minuscolo nucleo abitato di Crezzo, frazione di Barni, anticamente luogo di ricchi pascoli beneficiati dall'influsso del ramo Lecchese del lago di Como su cui si affaccia e dotato a sua volta di un piccolo incantevole laghetto.
    • Il Crott del Castel di Leves: porta questo nome l'altura pressochè a precipizio sopra Onno e che domina il ramo Lecchese del lago di Como, posta ad oriente dell'abitato di Barni e sul quale sopravvivono le ultime vestigia del Castel di Leves il quarto dei Castelli di Barni che chiudeva tutto il lago della valle quale punto cerniera della rete di avvistamento e segnalazione giacchè per la sua posizione poteva collegare visualmente l'alto lago con Lecco e la Valassina, direttamente, vedendo, nel contempo tutte le principali fortificazioni o torri di avvistamento quali: Gravedona, Musso, Rezzonico, Bellagio, Dervio, Vezio di Varenna, Esino, Mandello, Abbadia.     Il punto, fra i più panoramici e poco conosciuti del Triangolo Lariano si raggiunge abbastanza comodamente e celermente con il sentiero che si inerpica sulla sommità dipartendosi dalla strada che porta a Crezzo e al Rifugio Capanna Madonnina, in prossimità del bivio per queste due località.
    • Il monte Colla e l'Oriolo: da queste alture la vista può spaziare su un buon scorcio dei colli brianzoli e si raggiungono grazie a comidi sentieri immersi nella vegetazione percorrendo i quali si possono ammirare due piante minumentali:
      • el Castanun de Buncava, un castagno secolare che non bastano sei persone per abbracciarne il tronco, ubicato in prossimità del Rifugio Capanna Madonnina
      • el Fòò di Drizz,un faggio, legittimo erede di quello secolare che è parte dello stemma di Barni, perito nel 1926 ed emblematicamente denominato, in mezzo come si trova, a migliaia di altri faggi, semplicemente "el Fòò".
    • L'alpe Spessola: si può considerare un valico ed è collocato sul sentiero n. 1, la dorsale del Triangolo Lariano che collega Bellagio con Brunate.  Si raggiunge dall'abitato di Barni tramite un sentiero che con brevi digressioni verso la valle di Tarbiga permette di raggiungere dapprima alcuni affioramenti fossili dove si possono rinvenire piccole conchiglie bivalvi in rocce sedimentarie e poco più oltre inglobazioni di madrepore nella dolomia.  Risalendo la valle Tarbiga si può ammirare un masso erratico di granito, "el sass de Prea Nuelera", al confronto del quale impallidiscono i più celebri Sasso Lentina  e Pietra Luna che dalla loro hanno solo una maggiore comodità di accesso.  "La Prea Nuelera" oltre alla dimensione imponente (si pensi che al di sopra di questo monolite riescono a vivere varie piante di altofusto) è anche un mirabile gioco di equilibrio infatti grazie ad un naturale incastro "a sedia" la posizione verso valle è completamente staccata da quella superiore ma non cade a valle perchè contrastata dalla mole della restante porzione che la sovrasta.  Tornati sul "Sentee de Munt" per l'Alpe Spessola, avvicinandosi verso il dosso dove fino al 1926 si trovava il gigantesco faggio secolare anzidetto, si possono reperire campioni di singolari inglobazioni di carbone che nel periodo autarchico indussero a saggiare la zona nella vana speranza di trovare vantaggioso lo sfruttamento.   Giunti sull'Alpe Spessola, punto di notevole panoramicità, si può scendere al Piano del Tivano ovvero salire sino a raggiungere la vetta del S. Primo il maggior rilievo del Triangolo Lariano.
    • Le altre escursioni: distensiva per la gradualità del suo andamento planialtimetrico è la passeggiata che, snodandosi nel pianoro boscoso del "Bernacc" e de "la Bula", collega Magreglio con Lasnigo passando per il "Caval di Barni" sulle pendici del "Crott del Castel di Leves" e per Crezzo.

Ulteriori e più dettagliate informazioni, nonché le pubblicazioni che trattano argomenti di interesse locale possono essere ottenute da questa associazione o presso Fioroni Marco in via Andreoletti, 13.